mercoledì 5 gennaio 2011

Passione di scrivere... nella letteratura

Fino ad oggi ho incontrato poche persone che amano scrivere, capaci di comunicarmi anche di persona la loro passione. Una di loro è Marta Mai, un'amica che trasuda passione anche nelle conversazioni fatte nel salotto di casa. Ascoltarla nella sua comunicazione, condita di impeto ed ardore, tocca certe mie corde, nell'anima, che trasformano l'ascolto in una sorta di rapimento estatico. 
Mi è dispiaciuto molto (e oggi me lo perdono) di non essere arrivata in tempo il 3 dicembre alla presentazione del suo ultimo libro. Sono onorata della sua dedica nella seconda di copertina, al di là del legame di un'amicizia calda e sincera. Mi perdonerà se le rubo il suo diritto d'autore nel trascrivere una parte dello scritto. Mi sembra comunicare, con sapiente maestria, il valore della scrittura, così come lo intendo io, un lavoro fatto di ricerca, di scavo interiore, di desiderio di comprensione, di analisi e capacità di vedere oltre l'ambiguità delle parole, ricostruendone il loro significato originario. Un valore artistico che va oltre la creatività inesperta, poiché intriso di consapevolezza. 

Grazie Marta!!!


Trascrizione fedele 
(le sottolineature e l'uso del grassetto sono opera mia)


"Estrapolare dall'Ottocento l'immagine della famiglia [...] ha comportato un'immersione totale in quel secolo ardente di passione ed esplosivo di rivoluzioni
Passioni e rivoluzioni sono condizioni costanti nella pagina degli scrittori dell'Ottocento e sono interscambiabili dal piano reale al piano spirituale.
La passione è tutta reale quando è finalizzata al raggiungimento dell'affetto desiderato, è tutta ideale per quella tensione alla felicità, status agognato in cui si distende e si quieta l'animosità.
La rivoluzione è concreta nei luoghi di battaglia domestica e storica; è spirituale nei cuori in lotta. [...]
Nel settore prosa [...], se aderiamo - come aderiamo - al fatto che la verità supera la fantasia, allora dobbiamo credere che tutte le storie scritte hanno almeno un'ombra di verità: nessuna è veramente esistita e tutte sono esistite - almeno per qualche aspetto. Riguardo poi alle "grandi" storie scritte, che sopravvivono in forza del loro esistere nel tempo, diventano anche un po' "vere". E ciò per dire dell'immortalità della grande scrittura, che eterna eroi ed eroine delle grandi storie entrate a far parte della memoria collettiva.
La scrittura è una "faticosa" gioia e gli autori, lavorando, possono essere impegnati ad immaginare una storia adattandola alle ideologie e alle mode del pensiero corrente. Possono ancora, sedotti e concupiti dal pensiero dominante, o infervorati da una loro reale esperienza, essersi lasciati trascinare dalla vis creativa, per produrre un'immagine calata dall'aderenza al tempo o dalla propria esperienza, ma mai vera, caso mai verosimile. Insomma, ribadiamo che l'immagine della famiglia in letteratura non corrisponde a situazioni conclamate e verificate: sfrondata da accondiscendenza agli usi e costumi del tempo, è la fotografia di una situazione ipotizzata nella mente dell'autore, da lui "patita" emotivamente e ripresa dalla "sua" angolatura.
E' un'istantanea della fantasia, del cuore e della mente, emergente da un "fondale" naturale e storico, scelto individualmente e rielaborato secondo preferenze e punti di vista. Cosa ci può essere di più irreale? Eppure, quanto diventano "vere" certe storie nate così!
[...] Se è tutto falso, perché leggere? Se la storia, costruita intorno agli uomini e alla loro vita in famiglia, è avvincente e ben scritta, poco importa la verità documentata: il piacere di leggere è immaginare insieme all'autore, è emotivamente partecipare, è acutamente ragionare, è animosamente ipotizzare di discutere, per comunicare e crescere in umanità"*.
                                                                                                                         [Marta Mai].

*C. Boroni, M. Mai, L'immagine della famiglia nella Letteratura Italiana dell'Ottocento e del Novecento, Vanni Editrice, Gorgonzola (MI), 2010, pp. 11-12.

Passione di scrivere... verso la comprensione

Ho sempre amato scrivere. Ero una bambina quando nel cuore della notte mi svegliavo con in mente un verso e il desiderio di scriverlo. Sentivo in me una passione ardente, ma il tempo era da sempre mio nemico, perché dolci versi che sapevano cullare il mio sonno rendendolo ristoratore, risultavano smarriti al primo risveglio, lasciando traccia solo di sensazioni che avevano il gusto amaro della perdita. 
Non sono mai riuscita a trasmettere ciò che provavo, anche se questa mia abilità veniva riconosciuta da molti. A 10 anni vinsi il secondo premio del concorso Alicante di Vigolo Vattaro con il racconto "La vecchia fontana". Poi mi dilettai nella scrittura in versi, venendo premiata in alcuni concorsi banditi in diverse regioni di Italia. L'ultima presentazione di un mio scritto risale ad 11 anni fa, una composizione di Lettere d'Amore, premiata a Roseto degli Abruzzi. Le poche occasioni in cui ho sentito leggere in pubblico quanto da me scritto sono stati momenti emozionanti. L'emozione più intensa, però, è quella che provavo, e provo tutt'oggi, nel fissare sulla carta, o al computer, un punto fermo. Mettere un punto è un atto di decisione, qualcosa che riesce a fermare il pensiero nella lotta contro il tempo.  Una volta fermato, il pensiero può evolvere verso forme diverse di comprensione, grazie alla graduale maturazione di livelli sempre più raffinati di consapevolezza. 
La mia è stata una scrittura "terapeutica", un viaggio dentro l'Anima, alla scoperta delle mie emozioni, un viaggio che mi ha fatto apprezzare il valore delle cose semplici e la bellezza della natura che ci circonda. La scrittura ha suggellato dolorose morti ed energiche rinascite, lutti non consolati con i quali si sono perse parti di me e ne ho ritrovate altre, un percorso di cambiamento e di continua scoperta che mi ha portata a leggere in modo diverso la realtà. 
A 12 anni desideravo più di ogni altra cosa una macchina da scrivere, tutta per me, uno strumento per immortalare i miei pensieri. Conservo ancora il ricordo vivido di mio padre che entra in casa rivolgendomi uno sguardo soddisfatto che voleva essere una risposta ai miei desideri... reggeva un pacco enorme che mi disse di scartare insieme a mio fratello... l'eccitazione fu tanta quanta la delusione che ne seguì... un computer!!! 
Doveva essergli costato una fortuna, non potevo non ringraziarlo e mostrarmi felice: eravamo i primi ragazzi in paese ad avere un computer. Quel regalo mio padre me lo fece col cuore, anche se più volte nel corso degli anni mi avrebbe poi ripetuto con un tono perentorio e disilluso, contraddetto dall'emozione traditrice di chi ancora sa sognare come un bambino, che di "poesia" non avrei potuto vivere, che a 14 anni non potevo scrivere un'autobiografia, opera che spettava ai "vecchi".
Ricordo che quella sera piansi di nascosto e mi misi sul comodino un pezzo di carta e una matita. Il tempo che avrei impiegato in piena notte per accendere un computer sarebbe stato vano, un ulteriore nemico alle mie aspettative. 
Il computer che allora vissi come un "mostro" diventò con gli anni un amico prezioso, nonostante il nostro rapporto a volte si guastasse per colpa di qualche meccanismo elettronico complesso. 
Questo mostro formidabile è ancora oggi un simbolo della lungimiranza che mio padre cercava già allora di insegnarmi, senza esserne consapevole, credo. 
Negli ultimi dodici anni mi sono dedicata a scrivere innumerevoli cose: relazioni educative nei diversi servizi per minori in cui ho lavorato, tesine di ricerca durante gli studi all'Università, la tesi di laurea, la tesi su un progetto sperimentale per il master in pedagogia clinica, scritti su studi condotti in autonomia e riservatezza, ...
Nel mio lavoro la scrittura ha permesso di far evolvere il pensiero e ancor oggi ritengo che nella professione educativa, e in molte altre penso, sia fondamentale non perdere di vista l'importanza del fermarsi a "produrre pensiero"
Scrivere permette un'analisi della realtà, permette di far fruttare quanto si è seminato, attraverso un paziente lavoro di scavo, coltivazione, raccolta, riposo a maggese per fertilizzare.


Nel 2010 ho ritrovato la passione di scrivere oltre il lavoro, per il puro piacere di farlo, una scrittura per me stessa che oggi regalo a tutti coloro che sono in grado di godere con me di queste sensazioni straordinarie.